I convegni, la propaganda, le varie iniziative che si fanno ora frequenti in Italia “per la pace”, hanno questo scopo più o memo chiaro. In uno di questi convegni ho fatto tre proposte:
1 – l’organizzazione di un’associazione di resistenti alla guerra, cioè di coloro che in tempo di guerra si rifiutano di uccidere, accettando altri servizi pur pericolosi, come per esempio di raccogliere feriti davanti alle prime linee;
2 – l’istituzione di un servizio civile, di altrettanto sacrificio che stia a fianco del servizio militare (finché durerà), in modo che i giovani possano scegliere;
3 – l’istituzione di un Ministero o Commissariato per la resistenza alla guerra. Esso dovrebbe addestrare tutti i cittadini, fin da fanciulli, alla non collaborazione nonviolenta con un eventuale invasore. In quanti modi si può ostacolare l’invasore senza uccidere nessuno! Ma bisogna imparare, bisogna aver pronti certi mezzi. Una non collaborazione attivissima di moltitudini non è una terza via, oltre la guerra e il cedere? oltre il prendere le armi, che oramai sarebbe sempre al servizio di altri, e il cedere a chi porti la guerra qui?
L’Italia deve dare l’esempio a sé, all’Europa, e agli altri nel mondo, insensualiti dal possesso delle armi, di modi diversi nell’affermare la civiltà.
Aldo Capitini – (Italia nonviolenta, 1949)