Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha adottato ieri una risoluzione storica importante, in un momento in cui “l’aumento della radicalizzazione della violenza e dell’estremismo violento tra i giovani, può favorire il terrorismo”. E in Italia la prossima settimana dovrebbe essere pubblicato il Bando per i primi progetti sui Corpi Civili di Pace
È stata adottata mercoledì 9 dicembre scorso dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite la risoluzione 2250 (2015), definita da molti “storica”, che riguarda i giovani, la pace e la sicurezza e che sollecita una loro maggiore presenza nella prevenzione e risoluzione dei conflitti in un momento in cui “l’aumento della radicalizzazione della violenza e dell’estremismo violento tra i giovani, può favorire il terrorismo”. Più precismente nel testo i 15 membri del Consiglio sollecitano “gli Stati membri a prendere in considerazione modi per aumentare la rappresentanza dei giovani nei processi decisionali a tutti i livelli [..] nella prevenzione e nella risoluzione dei conflitti … e, a seconda dei casi, a considerare l’istituzione di meccanismi integrati per una significativa partecipazione dei giovani nei processi di pace e di risoluzione delle controversie”. Si chiede inoltre agli Stati di “aumentare il loro sostegno politico, finanziario, tecnico e logistico, per tenere conto delle esigenze e della partecipazione dei giovani negli sforzi di pace, in situazioni di conflitto e post-conflitto, comprese quelle intraprese da enti competenti, fondi e programmi”.
E secondo le ultime notizie, proprio la prossima settimana dovrebbe essere pubblicato in Italia il Prontuario e il Bando per la realizzazione dei primi progetti sui Corpi Civili di Pace, previsti come sperimentazione da un emendamento alla legge di Stabilità 2014 (n. 147/2013), presentato dall’on. Giulio Marcon (SEL), e passati nelle scorse settimane dall’approvazione della Consulta nazionale del servizio civile oltre che dagli accordi tra Ministeri competenti e Dipartimento della Gioventù e del Servizio civile. “La risoluzione – come ricorda poi una nota stampa dell’ONU – è stata presentata dalla Giordania durante la sua presidenza del Consiglio di Sicurezza nel mese di aprile, e riguarda anche la protezione dei giovani nei conflitti armati, per i quali chiede ‘a tutte le parti di un conflitto armato di adottare le misure necessarie per proteggere i civili, compresi quelli che sono i giovani, da tutte le forme di violenza sessuale e di genere’”.
Nel testo non mancano riferimenti al ruolo che i giovani possono avere nell’opporsi al terrorismo e per questo si incoraggiano “gli Stati membri a prendere in considerazione un approccio comune delle Nazioni Unite per lo sviluppo inclusivo come chiave per prevenire i conflitti e permettere la stabilità a lungo termine e una pace sostenibile”, evidenziando in questo senso l’importanza di individuare e affrontare le cause dell’esclusione sociale, economica, politica, culturale e religiosa, dell’intolleranza, così come dell’estremismo violento, che potrebbero favorire il terrorismo. Anche per questo si chiede a tutti i soggetti interessati di “prendere in considerazione l’istituzione di meccanismi per promuovere una cultura di pace, tolleranza, interculturalità e il dialogo interreligioso che coinvolgono i giovani e scoraggi la loro partecipazione ad atti di violenza, al terrorismo, alla xenofobia e a tutte le forme di discriminazione”.
Per Ahmad Alhendawi, inviato speciale del Segretario generale delle Nazioni Unite per la gioventù, il testo della risoluzione è “un importante passo avanti” per “riconoscere il ruolo significativo dei giovani nella costruzione della pace”, mentre alla prima riunione del Consiglio di Sicurezza sulla questione, il Segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki- moon, aveva sottolineato la necessità di “incoraggiare i giovani a prendere le parti della pace , della diversità e del rispetto reciproco”. Proprio al Segretario generale la risoluzione chiede di avviare uno studio sul contributo positivo dei giovane ai processi di pace e di risoluzione dei conflitti, al fine di raccomandare risposte efficaci a livello locale, nazionale, regionale e internazionale . Gli chiede inoltre di relazione sulle misure adottate per attuare il testo, “comprese le informazioni sulla gioventù in situazioni di conflitto armato e l’esistenza di misure in materia di prevenzione, le partnership, la partecipazione, la protezione e il reinserimento dei giovani”.
Articolo di Francesco Spagnolo da “Redattore Sociale”