“L’emergenza sanitaria e la conseguente crisi sociale ed economica hanno messo in evidenza come una vera difesa della Patria si possa configurare solo come la salvaguardia della vita, dei diritti, delle aspirazioni positive di tutti i cittadini e delle comunità che la compongono. Una direzione contraria a quanto avvenuto negli ultimi anni, con una continua erosione di fondi per sanità, scuola, welfare, manutenzione e messa in sicurezza del territorio, erosione contemporanea ad una crescita della spesa militare per armi ed esercito”. È quanto affermano i rappresentanti di sei reti che riuniscono molte associazioni culturali e di volontariato impegnate sui temi della pace, del disarmo, della nonviolenza, del servizio civile, della solidarietà in una petizione inviata a Camera e Senato che rilancia una campagna comune denominata “Un’altra difesa è possibile”.
La campagna (nata nel 2014 in occasione della “Arena di pace e disarmo” di Verona) ha elaborato un progetto di legge sulla difesa civile non armata e nonviolenta e per l’istituzione e modalità di finanziamento del Dipartimento della difesa civile non armata e nonviolenta, che ha raccolto oltre 50.000 firme in tutta Italia venendo poi incardinato alla Camera durante la XVII Legislatura anche grazie ad un progetto di legge parlamentare controfirmato da 6 diversi gruppi. Il cambio di legislatura ha impedito una discussione nel merito del testo. La campagna, con la petizione, vuole “chiedere un conseguente provvedimento legislativo, necessario per colmare una lacuna e dare una piena risposta a quanto previsto dall’articolo 52 del dettato costituzionale”.
“Non vi è dubbio che il concetto stesso di difesa della Patria ha visto una evoluzione, sia culturale sia concettuale, di un nuovo orizzonte politico ed identitario – scrivono le sei reti promotrici della campagna –, i confini del Paese sono oggi i confini d’Europa; molti istituti e soprattutto le politiche giovanili avvengono oggi in chiave europea, non più solo nazionale. Di questo bisogna tenere conto quando si parla di difesa della Patria. Programmi come Erasmus e il Servizio volontario europeo vanno in questa direzione”.
Per tutti questi motivi, si legge nella petizione, “sottoponiamo alle presidenze di Camera e Senato la necessità di un dibattito parlamentare che possa portare ad un provvedimento legislativo in tale direzione, mettendo a disposizione come prima proposta il testo della legge di iniziativa popolare da noi elaborato e che è stato già sostenuto da centinaia di organizzazioni della società civile oltre che da migliaia di cittadini”.
“La difesa della Patria, cioè l’integrità della nostra comunità, è affidata dalla Costituzione ai cittadini ed è un sacro dovere che riguarda ciascuno. La difesa civile, non armata e nonviolenta è già riconosciuta da diverse sentenze della Corte Costituzionale ed è presente nella legislazione vigente. Va implementata, va rafforzata, va finanziata”. Lo sostengono i rappresentanti di sei reti che riuniscono molte associazioni culturali e di volontariato impegnate sui temi della pace, del disarmo, della nonviolenza, del servizio civile, della solidarietà in una petizione inviata a Camera e Senato che rilancia una campagna comune denominata “Un’altra difesa è possibile”.
“Oggi il bilancio del comparto della Difesa è assorbito interamente dai costi della difesa militare armata, con tutto ciò che ne deriva a riguardo di nuovi sistema d’arma, strutture, esercizio ed anche con un impatto su import ed export militare – evidenzia la petizione -. Noi chiediamo oggi quantomeno il riconoscimento della parità costituzionale tra difesa militare e difesa civile: pari dignità, pari legittimità. Senza chiedere ulteriori sacrifici ai cittadini, proponiamo una contrazione delle spese militari a vantaggio di maggiori finanziamenti per la difesa civile”. La proposta di legge delle reti sostenitrici la campagna prevede, infatti, che “ai cittadini contribuenti sia offerta l’opzione fiscale, con la possibilità di scegliere se destinare il proprio contributo al finanziamento del Dipartimento per la difesa civile non armata e nonviolenta. Il 2 giugno è la festa della Repubblica concepita nell’urna referendaria, quindi con il più civile dei processi democratici. Queste sono le nostre radici. La Repubblica che ripudia la guerra ha bisogno della Difesa civile non armata e nonviolenta”.