Domande e risposte frequenti – FAQ

FAQ

FAQ – Risposte a domande frequenti

versione 3.0 – giugno 2020

Perché una Petizione costituzionale?

L’articolo 50 della Costituzione dice che “tutti i cittadini possono rivolgere petizioni alle Camere per chiedere provvedimenti legislativi o esporre comuni necessità”, è un esercizio di democrazia diretta. Nella XVII legislatura avevamo presentato una Proposta di Legge di iniziativa popolare, raccogliendo oltre 50.000 firme autenticate, poi fatta propria da un gruppo di deputati, che fu assegnata alle competenti commissioni, e incardinata proprio quando la legislatura si interruppe. Lo strumento della Petizione, che abbiamo rivolto sia al Senato che alla Camera, ci ha permesso di riconsegnare lo stesso testo di Legge, elaborato dalle sei Reti promotrici, alle Commissioni Affari Costituzionali e Difesa, in modo che il progetto possa andare avanti nella XVIII legislatura proprio da dove era rimasto.

Perché una proposta di Legge di iniziativa popolare, nella prima fase della Campagna?

L’articolo 1 della Costituzione dice che la sovranità appartiene al popolo. Una delle due forme di “democrazia diretta” previste dal nostro ordinamento è la Legge d’iniziativa popolare (l’altra è il Referendum). Siamo riusciti a raccogliere le almeno 50.000 firme autenticate sfruttando la raccolta delle firme, che dura 6 mesi, come momento importante di dibattito e discussioni sui contenuti della Legge.

Che cosa s’intende per “difesa civile, non armata e nonviolenta”?

Sul piano normativo la formula è esplicitata nella legge n.230 del 1998, che richiama precedenti sentenze della Corte costituzionale, e definisce “una modalità di difesa della Patria alternativa a quella militare” che prevede la preparazione della guerra. La difesa civile, non armata e nonviolenta parte da un concetto di Patria più ampio rispetto ai soli confini e interessi nazionali, prevedendo una difesa delle istituzioni democratiche e dei diritti fondamentali dei cittadini, senza l’uso della violenza ma con strumenti nonviolenti, come sperimentato in alcuni contesti storici internazionali (in India con Gandhi, negli Usa con M.L. King, in Sudafrica con Mandela, ecc.).

Perché è necessario uno specifico Dipartimento?

La difesa civile, non armata e nonviolenta, per essere efficace, deve essere preparata, organizzata, sviluppata, finanziata. Non può essere lasciata alla sola buona volontà di gruppi di base che già attualmente intervengono con modalità nonviolente in contesti conflittuali. Il Dipartimento garantirebbe una dignità istituzionale ed una dimensione strutturale alla “difesa civile”, in coerenza con gli artt. 11 e 52 della Costituzione italiana.

Perché collocare il Dipartimento alle dirette dipendenze della Presidenza del Consiglio dei Ministri?

Perché la difesa civile è di tipo trasversale, vuole difendere i cittadini dalle reali minacce alle proprie sicurezze e anche fornendo al Paese la possibilità di intervenire nelle controversie internazionali, con mezzi non armati. La Presidenza del Consiglio dei ministri è luogo di sintesi delle politiche pubbliche, interne e internazionali.

Non risponderebbe a criteri di miglior razionalizzazione delle risorse umane ed economiche una collocazione nell’ambito di uno dei dipartimenti già istituiti, con una semplice riorganizzazione di dinamiche e competenze?

I dipartimenti già istituiti, ai quali la proposta di legge fa riferimento (Servizio civile e Protezione civile), hanno specifiche competenze e strutture organizzative ad esse funzionali che, pur essendo parte integrante della “difesa civile, non armata e nonviolenta”, non la ricomprendono nel suo insieme. Con l’istituzione del Dipartimento per la difesa civile s’intende dare fondamento istituzionale e autonomia organizzativa al principio fondante della legge, che vuole il pieno riconoscimento repubblicano di difesa alternativa a quella militare. Il necessario raccordo tra i dipartimenti avverrà all’interno del “Consiglio Nazionale della difesa civile, non armata e nonviolenta”, analogo al “Consiglio supremo di difesa” per quanto riguarda la difesa armata.

Allo scopo di attuare i fini prefissi, quali sono le professionalità che possono essere inserite nelle strutture?

Nei diversi corsi di scienze della pace delle università italiane ed europee sono stati qualificati negli anni molti giovani competenti sui temi della difesa civile; diverse organizzazioni non governative hanno personale che ha fatto esperienza diretta in progetti di interposizione, mediazione e riconciliazione in luoghi di conflitto; i volontari in servizio civile, infine, rappresentano – per definizione – i “difensori civili della Patria”, sia nel loro impegno sociale in Italia che nei progetti di servizio all’estero. Insomma le competenze ci sono già, ma vanno organizzate e valorizzate in una stretta collaborazione tra dimensione istituzionale e impegno associativo.

Chi garantisce la formazione del personale?

La formazione del personale sarebbe assicurata dall’Istituto di ricerca sulla Pace e il Disarmo, di cui si chiede l’istituzione con apposita Legge successiva. Inoltre buone competenze formative – alle quali lo stesso Istituto di ricerca potrà attingere – sono presenti nei Centri studi e ricerche che il mondo associativo e quello universitario hanno già costituito.

Quanto costerà il Dipartimento?

La “difesa civile non armata e nonviolenta” avrà una dotazione annua di 100 milioni di euro, di cui solo il 10% (ossia 10 milioni) sarà utilizzabile per le spese di funzionamento interno. Il resto andrà ai servizi e progetti di difesa civile previsti dalla proposta di legge. Non si spenderà un solo euro in più: la proposta di legge chiede che siano fondi trasferiti dalla riduzione di spese della difesa miliare. Questi fondi saranno poi incrementati dalla scelta dei cittadini che vorranno fare l’opzione del 6 per 1000 a beneficio della difesa civile, in sede di dichiarazione dei redditi.

Perché il 6×1000 dell’IRPEF?

Per consentire ai cittadini di contribuire direttamente a questa forma di difesa costituzionale, finora trascurata dai governi che hanno sempre privilegiato la difesa militare. La quota del 6×1000 è stata indicata perché non si tratta di una religione (8×1000) né di una associazione (5×1000) né di un partito (2×1000).

Cosa è accaduto dopo aver raccolto le almeno 50.000 firme necessarie?

Le abbiamo consegnate sia tecnicamente che “politicamente” nelle mani della Presidente della Camera, con la richiesta che la proposta di legge venga messa al più presto in discussione in Aula. Ad inizio 2016 sei Deputati di altrettanti gruppi politici hanno voluto ripresentare un testo di legge (di iniziativa parlamentare questa volta) del tutto identico a quello della nostra Campagna, come ulteriore sprone affinché si arrivi alla discussione.

Cosa posso fare personalmente per sostenere la Campagna?

Oltre, eventualmente, ad offrire un contributo economico, puoi prendere contatti con il Comitato promotore locale più vicino a te (trovi qui l’elenco), o costituirne uno nuovo, ma soprattutto premere sui Deputati e i Senatori a te più vicini (sia geograficamente che politicamente) affinché sostengano l’iter istituzionale della nostra Petizione e si impegnino a votare a favore della costituzione del Dipartimento.

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